ATTO AZIENDALE ASL VC

Comunicato di Giovanni Corgnati e Gabriele Molinari

Come già osservato nelle scorse settimane non possiamo che ribadire che il tema in discussione oggi non può e non deve essere attratto nella tradizionale e stucchevole litania del cosiddetto “gioco delle parti”.

Sappiamo tutti bene che gli errori e gli sperperi del passato, senza fare una classifica delle responsabilità, obbligano l’attuale amministrazione regionale a far fronte ad una voragine di 5 miliardi di deficit, quale recentemente (e, speriamo, definitivamente) certificata dalla Corte dei Conti.

Sappiamo tutti altrettanto bene che per chiunque si approcci alla gestione dell’amministrazione e della finanza regionale i margini di azione sono oltremodo ridotti, condizionati ad un rigore correttivo del disavanzo che non da oggi viene richiesto dal governo centrale.

Abbiamo piena fiducia nel lavoro che questa dirigenza ha fatto e sta facendo alla guida della nostra azienda sanitaria; abbiamo contezza dell’impegno profuso e delle quotidiane difficoltà incontrate; abbiamo, anche, un rispetto dell’autonomia delle scelte che questa dirigenza è chiamata ad assumere, e coerentemente con quello che è stato da subito un richiamo del Presidente Chiamparino, non intendiamo far sì che la politica torni ad invadere il campo delle valutazioni tecniche come purtroppo è stato in passato.

Detto questo non possiamo in ogni modo pensare che le esigenze concrete e reali di persone, altrettanto concrete e reali, possano essere travolte dall’astrattezza – per quanto obiettiva e cogente – dei numeri. E che quelle valutazioni di stampo tecnico che devono essere assunte non abbiano più o meno direttamente riflessi anche su contesti di tipo sociale ed economico.

In altre parole noi desideriamo che nell’ambito e nel rispetto delle rispettive posizioni, competenze e funzioni, si possa giungere alla comprensione comune dell’esigenza di garantire un futuro sicuro al nostro territorio e alla persone che lo abitano, senza alcuna distinzione.

Non ci sfugge che sempre in queste settimane (capita che i temi si affollino quando per troppo tempo essi non vengano affrontati) siano in discussione il concetto stesso di territorio ed i suoi stessi termini di riferimento geografico. Ma neppure ci sfugge che in qualsiasi quadrante, di qualsiasi forma o dimensione, i bisogni dei vercellesi e dei valsesiani devono e dovranno trovare adeguata soddisfazione.

Ecco quindi che a noi pare doveroso, proprio in questa sede, svolgere alcune riflessioni circa quelli che riteniamo punti critici – la cui opportuna analisi non ritroviamo in questo atto – e viceversa suggerire opportunità che fino ad oggi non ci sembrano sufficientemente sfruttate: aspetti che necessitano di approfondimento ed attenzione da qui ai prossimi mesi, e alle prossime scadenze.

Aspetti che riassumeremmo in due punti essenziali:

1) Il primo è quello che attiene alle lungodegenze e alla continuità assistenziale. La nostra realtà risulta statisticamente tra quelle anagraficamente più anziane del Piemonte, e quindi caratterizzata da una peculiare fragilità di alcune categorie di pazienti, della quale non si può non tenere conto. La nostra sollecitazione primaria è quindi quella di trovare quanto prima modi e forme di potenziamento, specie nelle aree più densamente popolate, di questa specifica tipologia di servizio. Ciò che deve tradursi evidentemente anche in un efficientamento della rete di assistenza domiciliare, ma senza trascurare l’assoluta necessità di un maggior numero di posti letto per fronteggiare quella che rischia di essere la vera emergenza sanitaria vercellese.

2) Il secondo aspetto è quello di trovare modalità utili a caratterizzare come presidio ospedaliero il nostro S.Andrea, ricercando appunto per il medesimo una “vocazione” specifica. Siamo ben disponibili ad approfondire ogni proposta in tale senso, chiunque ne sia l’estensore (di maggioranza o opposizione), purchè sensata e scevra da pulsioni demagogiche. A riguardo osserviamo come in questi mesi si sia parlato della possibilità di attrarre su Vercelli specialità che a Novara si troverebbero sacrificate quanto a spazi e risorse, e che tra quelle possibilità vi fosse – ad esempio – l’ipotesi di ospitare presso le nostre strutture l’intero servizio di medicina toracica. Una simile soluzione evidentemente costituirebbe, per Vercelli, un segnale importante sul ruolo strategico che anche per il futuro il S.Andrea sarebbe chiamato a svolgere.

In conclusione, avendo citato il futuro, vogliamo tornare a parlare per un attimo di un tema a nostro avviso decisivo, con riferimento al destino della sanità vercellese: e cioè quello della Città della Salute, che nel sostanziale silenzio di tutte le forze e le autorità politiche locali, malgrado i nostri reiterati appelli, vede proseguire il proprio iter verso una definitiva collocazione novarese.

Premesso che ci sfugge come, parlando di quadrante e di condivisione di servizi tra territori, non si consideri l’iniquità di una localizzazione accentrata su una singola realtà locale, ancor di più ci colpisce come detta iniquità sembri sfuggire soprattutto a chi – da essa – rischia di essere maggiormente danneggiato. Non possiamo che augurarci un pronto ravvedimento di chi sino a oggi ci è parso nel migliore dei casi rassegnato, facendo notare ancora una volta come la difesa dell’oggi sarà tanto più forte e convincente, quanto lo sia la nostra idea – economicamente sostenibile – di futuro.