PROFUGHI UCRAINI, LA REGIONE NON ABBANDONI I COMUNI E COINVOLGA IL TERZO SETTORE.

«A tre settimane esatte dallo scoppio della guerra in Ucraina, in Piemonte non esiste ancora un vero piano per l’accoglienza dei profughi e la Giunta Cirio sembra scaricare sui Comuni le verifiche sull’idoneità delle famiglie pronte ad accogliere. Non bastano azioni simboliche e conferenze stampa, servono organizzazione e coordinamento, anche per evitare abusi»Lo afferma lavice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale Monica CANALIS.

«I Comuni piemontesi sono preoccupati per la gestione dei profughi ucraini. Tutto sembra ricadere su di loro: la registrazione, il tracciamento, l’incanalamento nelle procedure sanitarie di tamponamento e vaccinazione (solo il 36% degli ucraini è vaccinato contro il Covid-19, per molti è necessario il test per la tubercolosi), la verifica dell’abitabilità degli alloggi messi a disposizione e la verifica dell’idoneità delle 4.000 famiglie che hanno risposto alla call della Regione, l’assistenza ai minori e l’accompagnamento nella scuola, i controlli sugli animali domestici… Tutto questo senza direttive chiare e assistenza certa da parte della Prefettura e della Regione. I Comuni non riescono neppure a mettersi in contatto con la Regione. Questa situazione accomuna Comuni grandi e piccoli, con livelli di gravità maggiori per i comuni piccoli, che hanno pochi dipendenti.

Il rischio, con i numeri di profughi che lievitano di giorno in giorno, è che le strutture comunali, già intasate dalle pratiche del PNRR, non riescano a far fronte all’accoglienza, lasciando nel limbo o perdendo le tracce di molte persone, che sono così esposte a pericoli che vanno dall’abbandono scolastico, alla mancanza di cure sanitarie e psicologiche, alla carenza di mediazione culturale, a fenomeni gravi come la tratta, la prostituzione, la pedofilia, l’adozione informale di minori non adottabili e il commercio di organi.

I Minori Stranieri Non Accompagnati meritano un’attenzione particolare: la legge Zampa prevede che ogni minore sia affidato a un tutore e goda di procedure attente e certe di affidamento, con accesso prioritario a scuola, assistenza e sanità. I MSNA ucraini in questo caos rischiano di non veder rispettato questo loro diritto o di essere dati in affido con procedure frettolose. Bisogna seguire le vie istituzionali ed evitare forzature verso successive richieste adottive.

Non basta fare un rimpastino di Giunta individuando una delega specifica per l’emergenza dei profughi ucraini. Occorre che la Giunta Cirio crei in tempi brevi un coordinamento regionale per fornire assistenza ai Comuni, alle famiglie e al Terzo Settore. L’Unione Europea ha risposto con celerità all’esodo ucraino con l’inedita applicazione della Direttiva 55/2001 sulla protezione temporanea. Ora anche la Regione individui meccanismi nuovi per far fronte a una situazione mai vista.

In particolare, suggeriamo di privilegiare l’accoglienza tramite gli enti di Terzo Settore piuttosto che tramite le singole famiglie, su cui è difficile garantire screening, formazione e rimborsi spese. Valutiamo la stipula di convenzioni dirette con le filiere regionali del Terzo Settore, soprattutto delle associazioni di famiglie affidatarie e dei tutori dei MSNA (che hanno ricevuto formazione specifica), per evitare ghettizzanti e anonime concentrazioni di profughi negli alberghi ed aumentare invece le forme di accoglienza flessibili e capillari, sicuramente più umane.

La solidarietà non si improvvisa e funziona solo se è pianificata con competenza ed efficienza, e non con l’emotività del momento».