IL PIEMONTE DIVENTA ARANCIONE MA LA SCUOLA RESTA ROSSA

«Mentre Cirio si autoelogia per il passaggio del Piemonte da zona rossa ad arancione, al contempo sceglie di non far tornare a scuola gli studenti delle seconde e terze medie. Va bene procedere con prudenza e senso di responsabilità, ma perché solo le nostre ragazze e i nostri ragazzi devono pagare la linea rigorista? Tutti siamo lieti che da domani il passaggio in fascia arancione permetterà ai negozi di riaprire e a tante categorie, dagli ambulanti alle estetiste, di tornare a lavorare. Insomma, tutti arancioni ma la scuola resta rossa. Ma, allora, perché tenere una linea dura solo sulla scuola? Ci si rende conto del prezzo educativo e sociale che stiamo facendo pagare a questa generazione?»: lo afferma il Presidente del Gruppo consiliare regionale del Partito Democratico Raffaele GALLO. «L’abbiamo già detto e lo ribadiamo: l’attenzione ai giovani la si deve dimostrare nei fatti concreti, non semplicemente lisciando le giuste proteste di chi chiede di poter tornare in aula. Non si può andare un giorno in piazza a chiedere che si torni a fare lezione in presenza e il giorno dopo decidere di tenere chiuse anche quelle scuole che potrebbero riaprire. Non si capisce in base a quali dati epidemiologici in Piemonte si debba essere più restrittivi penalizzando le classi delle medie (le quali peraltro non pongono problemi di assembramenti sui mezzi pubblici). Cirio continua a dichiarare che la Giunta sta lavorando per consentire la riapertura in sicurezza delle scuole per il dopo festività, ipotizzando orari scaglionati. Vorremmo poterci credere ma nutriamo qualche dubbio, visto che nei quattro mesi estivi la Regione non è stata in grado di intervenire né sui trasporti né sull’organizzazione scolastica. E i nostri studenti continuano a pagare il prezzo più alto di una situazione sanitaria sfuggita di mano per l’inadeguatezza dei vertici regionali».