Ricerca precaria: interlocuzione con l’Università di Torino in merito alle recenti proposte di reclutamento

Premesso che

  • nel corso degli ultimi decenni l’Università italiana ha conosciuto una proliferazione incontrollata di forme contrattuali a termine nell’ambito della ricerca. L’Università di Torino, in particolare, si avvale attualmente della collaborazione di oltre 2.000 ricercatrici e ricercatori precari, a cui sono affidate importanti mansioni didattiche;
  • è compito delle istituzioni pubbliche operare per la tutela della ricerca scientifica e della qualità della didattica, nonché per favorire più stabili prospettive di lavoro e di vita al personale precario dell’Università;
  • in data 24 novembre 2016 è stato depositato agli atti del Consiglio regionale l’Ordine del giorno n. 926, “Azioni a sostegno delle ricercatrici e dei ricercatori precari dell’Università di Torino”, con cui si chiede alla Giunta regionale del Piemonte di attivarsi presso il Rettorato, il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Torino affinché venga promossa la revisione del piano di reclutamento del personale per favorire maggiori assunzioni di ricercatori a tempo determinato di tipo A, passo indispensabile per avviare un percorso di stabilizzazione lavorativa;

considerato che

  • è stata sottoposta alla Commissione Organico dell’Università di Torino la proposta di cancellare 20 concorsi per ricercatori a tempo determinato di tipo B, che sono la precondizione per il reclutamento stabile di nuovi docenti. A giustificazione di tale proposta è stato sostenuto che i fondi straordinari per la ricerca, di recente stanziati dal Governo nazionale, consentiranno comunque di reclutare 55 ricercatori, per cui il mantenimento dei 20 concorsi comporterebbe il rischio, per l’Ateneo torinese, di reclutare personale in eccesso;
  • tale giustificazione appare del tutto inverosimile se si considera il netto peggiormaneto fatto registrare, nell’ultimo biennio, dal rapporto numerico docenti-studenti. Questo indice, che già nel 2016 si era assestato a 34,5 (a fronte di una media nazionale di 30,5), oggi, a seguito del venir meno di 50 docenti e di un consistente aumento di immatricolazioni, ha raggiunto il record storico di 39,4 studenti per docente;

rilevato che

  • la proposta al vaglio della Commissione Organico dell’Università prevede che le risorse stornate dai concorsi per ricercatori vengano ridistribuite tra i dipartimenti con il vincolo del loro impiego al 70% per l’adozione di un piano straordinario per concorsi per professori ordinari. In altri termini, i fondi a disposizione non solo non verrebbero utilizzati per l’avvio di un percorso di stabilizzazione del personale precario, ma sarebbero in buona parte dedicati all’avanzamento di carriera di docenti strutturati;
  • con ogni evidenza, l’accoglimento di tale proposta non comporterebbe alcun beneficio per la qualità della didattica, mentre l’aggravio di spesa indotto dagli avanzamenti di carriera farebbe peggiorare gli indicatori ministeriali di qualità;

ribadito che

  • occorra avviare tempestivamente percorsi di stabilizzazione che pongano un freno alla proliferazione della precarietà e garantiscano migliori prospettive di vita e di lavoro alle migliaia di ricercatrici e ricercatori precari dell’Università di Torino, a tutto vantaggio anche della qualità della didattica e della ricerca;

INTERROGA L’Assessore/a                                       

  • per sapere se intenda, pur nel dovuto rispetto dell’autonomia dell’Ente, avviare un’interlocuzione con l’Università di Torino al fine di sollecitare la riconsiderazione della proposta di cancellazione dei 20 concorsi e il pieno utilizzo delle risorse previste per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo B.