Sostegno degli Ecomusei piemontesi

Odg di Valentina Caputo: Individuare, in sede di assestamento al Bilancio di previsione finanziario 2016-2018, adeguate risorse a sostegno degli Ecomusei piemontesi

Il Consiglio regionale del Piemonte, premesso che

  • secondo la classificazione elaborata dall’UNESCO nel 1984, gli Ecomusei rientrano tra i cosiddetti “musei territoriali”. Il loro scopo è quello di contribuire alla custodia e alla valorizzazione degli elementi fondamentali della cultura di un territorio e della comunità che lo abita: il paesaggio, l’architettura rurale, i saperi tradizionali e le testimonianze orali;

  • il Piemonte è stata la prima regione in Italia a dotarsi di una legge per l’istituzione e il riconoscimento degli Ecomusei (legge regionale 14 marzo 1995, n. 31, poi modificata nel 1998). Le altre regioni hanno sempre guardato al progetto ecomuseale piemontese come ad un modello da studiare e al quale ispirarsi;

  • la Regione Piemonte, con la legge sopra richiamata, ha promosso l’istituzione di Ecomusei sul proprio territorio allo scopo di ricostruire, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la cultura materiale, le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività ed il modo in cui l’insediamento tradizionale ha caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio;

  • gli Ecomusei istituiti dalla Regione ai sensi della l.r. 31/95 sono, ad oggi, 25, tra i quali si possono ricordare, a mero titolo esemplificativo, l’Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano, l’Ecomuseo Alta Val Sangone, l’Ecomuseo dei feudi imperiali, l’Ecomuseo delle terre al confine, l’Ecomuseo del Biellese, l’Ecomuseo della Valsesia, l’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone, l’Ecomuseo delle terre d’acqua, l’Ecomuseo dei terrazzamenti e della vite e quello della pastorizia;

  • la l.r. 31/95 prevede che i rapporti tra Regione e soggetti gestori degli Ecomusei siano regolati da specifiche convenzioni. Sulla base dei programmi di attività annuale ricevuti, la Regione sostiene il funzionamento degli Ecomusei, assegnando a ciascuno una quota del fondo messo a Bilancio. Tramite il Laboratorio Ecomusei, l’Ente regionale svolge, altresì, funzioni di coordinamento e monitoraggio delle attività progettuali, nonché quelle amministrative relative a richieste e rendicontazioni;

considerato che

  • in quasi venti anni di attività, gli Ecomusei piemontesi hanno ottenuto risultati molto rilevanti nella valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale e socio-economico locale, disponendo di una rete di oltre 150 operatori specializzati che, a vario titolo, si occupano delle attività. Essi hanno allestito e gestiscono una settantina di siti culturali (musei, edifici produttivi, architetture, manufatti storici e siti naturalistici), tutti recuperati e messi a disposizione della collettività, hanno salvaguardato e rifunzionalizzato luoghi, paesaggi, lavori, saperi e produzioni, nonchè hanno creato opportunità di sviluppo e nuovi posti di lavoro in aree per lo più marginali, rurali e montane;
  • più precisamente, gli Ecomusei piemontesi utilizzano le risorse economiche regionali per le seguenti finalità: ricerca scientifica (promozione di studi sul patrimonio materiale e immateriale locale, catalogazioni, creazione di banche dati, di archivi e centri di documentazioni finalizzati alla ricerca specialistica); didattica e divulgazione (attività finalizzate alla conoscenza da parte delle nuove generazioni, e non solo, del patrimonio storico, naturalistico, artistico e demoetnoantropologico del territorio in cui vivono); recupero e rifunzionalizzazione (progetti di recupero, tutela e valorizzazione di luoghi, architetture e manufatti, di produzioni tipiche, di saperi e professioni, di riti e tradizioni); infine, sviluppo (attività di informazione, promozione turistica, animazione territoriale, promozione delle peculiarità enogastronomiche, delle produzioni agricole e artigianali autoctone, recupero e valorizzazione di attività agro-silvo-pastorali e di materiali e tecniche costruttive, realizzazione di spazi di creazione e vendita di prodotti locali, reti sentieristiche tematiche, visite guidate e percorsi interattivi, circuiti sportivi outdoor legati al territorio, festival, concorsi e rassegne);

considerato, altresì, che

  • gli Ecomusei contano una media di 130-150.000 visitatori all’anno, oltre 70.000 studenti coinvolti in attività e progetti didattici, 85.000 fruitori di eventi culturali, manifestazioni artistiche, passeggiate ed escursioni animate, nonchè alcune centinaia di ricercatori e universitari che si rivolgono ai centri di documentazione;
  • l’attività ecomuseale ha consentito, soprattutto, di ridare vita a luoghi, di ricreare vissuti e legami di comunità, di attenuare condizioni di isolamento e produrre integrazione vera; in altri termini, essa ha fatto rifiorire orgoglio e spirito di appartenenza, creato occasioni di sviluppo e prospettive di futuro, specie per i giovani;

sottolineato come

  • questa importantissima esperienza, dopo la necessaria fase di avviamento, anziché beneficiare appieno di consolidamento e sviluppo, da qualche tempo è messa in crisi dalla drastica riduzione dei fondi regionali ad essa dedicati (da una media di circa 2 milioni di euro nei primi anni ai soli 500 mila euro dell’ultimo triennio, ). Associata ai tagli agli enti locali e ai profondi cambiamenti istituzionali in corso, tale significativa riduzione di risorse si sta ripercuotendo inevitabilmente sugli Ecomusei condizionandone il lavoro e rischiando di comprometterne addirittura l’esistenza;
  • nel Bilancio di previsione finanziario 2016-2018 il capitolo di spesa storicamente previsto a finanziamento della l.r. 31/95 risulta azzerato;

 

  • nonostante la minor incidenza sui bilanci – per il reperimento di risorse anche da altre fonti e l’implementazione delle entrate proprie – il contributo della l.r. 31/95 continua a rappresentare una componente fondamentale per la vita degli Ecomusei; al di là della sua entità (i contributi più consistenti ammontano a circa 30-40 mila euro), la sua cadenza annuale consente, infatti, un minimo di programmazione, ovvero di poter disporre di un budget certo per proseguire le attività, conservare la struttura operativa, avere l’opportunità di accedere ad altre fonti di finanziamento;

rilevato che

  • soprattutto con l’obiettivo di fare sistema e muoversi in maniera coordinata per superare le difficoltà emerse negli ultimi anni e, dunque, allo scopo di scongiurare la fine di un’esperienza così significativa e importante, gli Ecomusei piemontesi – accanto a ineludibili operazioni di rivisitazione, razionalizzazione e ottimizzazione della propria spesa – hanno costituito, a fine 2009, l’Associazione “Rete Ecomusei Piemonte” (REP). Attraverso la REP, essi hanno proposto indicatori chiari, concreti e misurabili per una valutazione corretta della loro attività e un’assegnazione mirata e su base premiale dei fondi regionali disponibili;

ritenuto che

  • venuti meno, ormai, tutti i margini di contenimento della spesa, qualora non si ponga rimedio alla situazione sopra descritta almeno con il ripristino delle risorse degli scorsi anni, l’unica conseguenza prevedibile sia quella che la nostra regione perda definitivamente un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Un esito, paraltro, dai risvolti paradossali: avverrebbe, infatti, in concomitanza con la XXIV Conferenza Generale ICOM (l’assise che ogni tre anni riunisce la comunità museale internazionale), che si terrà a Milano nel prossimo mese di luglio sul tema dei musei e dei paesaggi culturali e conterrà, per la prima volta, proprio una specifica sezione dedicata agli Ecomusei e ai musei di comunità;
  • soprattutto significherebbe l’abbandono di un’esperienza universalmente riconosciuta come punto di riferimento in Italia proprio nel momento in cui, a livello centrale, si sta definendo la costituzione di una rete nazionale degli Ecomusei e, con il concorso del Ministero dei Beni Culturali, si sta lavorando ad una legge statale sull’argomento;

IMPEGNA

la Giunta regionale

    • ad individuare, in sede di assestamento al Bilancio di previsione finanziario 2016-2018, risorse adeguate finalizzate a non disperdere e, dunque, a consentire il proseguimento di un’esperienza così rilevante come quella degli Ecomusei piemontesi.