SULLO SCORPORO DEL SANT’ANNA SI VALUTI CON ATTENZIONE, È IN GIOCO LA SALUTE DELLE DONNE

Sono soddisfatto dell’esito dell’incontro all’Anac per quanto riguarda la scelta di evitare il dibattito pubblico, che avrebbe comportato il rischio di allungare le tempistiche e aprire nuovi scenari di incertezza. Non abbiamo tempo da perdere, quindi si proceda con determinazione con il dialogo competitivo con i gruppi che hanno manifestato interesse alla realizzazione del Parco della Salute.

Sono, invece, perplesso circa l’ipotesi dello scorporo della parte materno-infantile dal Parco, lasciando il Regina Margherita e soprattutto il Sant’Anna là dove si trovano ora. Il progetto originario prevede l’integrazione delle competenze e delle discipline, mantenendo un aspetto finanziario e gestionale sostenibile. Le attuali quattro strutture ospedaliere (Molinette, Cto, Sant’Anna e Regina Margherita) comportano alti costi di gestione, e c’è una notevole differenza in termini di costi per i cittadini dal passare dallo schema iniziale di 2 ospedali (Parco e Cto) al posto degli attuali 4, ad un nuovo disegno dove gli ospedali resterebbero comunque 4.

Credo che siano state fatte attente valutazioni sull’ipotesi dello scorporo della parte materno-infantile, ma mi auguro che su questo punto vi sia ancora, da parte del Presidente Cirio e dell’assessore Icardi, la possibilità di un approfondimento. Non solo bisognerebbe capire il reale impatto del ventilato scorporo sul progetto del Parco della Salute (con il rischio di dover ripartire da zero), ma bisogna anche distinguere l’infantile-pediatrico dal materno-infantile. Ricordo che tre dei principali ospedali pediatrici italiani (Gaslini, Meyer e Bambino Gesù) sono esclusivamente mono-specialistici.

Sarebbe un errore lasciare il Sant’Anna dove si trova ora. Qui è in gioco la sicurezza del parto e la salute di madri e bambini. Sarebbe grave che le donne ricoverate al Sant’Anna e che necessitano l’intervento urgente di altre discipline (per esempio cardiochirurgia, radiologia, rianimazione) debbano essere trasferite in ambulanza in un altro ospedale più distante. Non si tratta solo di un aggravio organizzativo, vuol dire mettere a rischio la vita della donna e del nascituro. Bisogna avere chiaro il fatto che la percentuale di gravidanze a rischio e patologiche continuerà ad aumentare (attualmente sono circa il 30%), e queste gravidanze devono essere trattate in una struttura ospedaliera con tutte le specialità medico-chirurgiche necessarie ad affrontare eventuali complicanze. Prima di prendere una decisione definitiva vorrei che la Regione aprisse un confronto con gli esperti per decidere la sorte del Sant’Anna.

Mauro SALIZZONI